In ricordo di Andrea Nannini

29 Maggio 2020
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In memoria di Andrea Nannini, le parole del collega e amico Bruno Neri

 

 

L’invito a ricordare in pubblico un amico che non c’è più è uno dei segni del fatto che gli anni passano, come lo sono anche i riconoscimenti, le targhe, i premi alla carriera ecc. Non puoi fare a meno di pensare che tutte queste cose ti toccano perché …. non è lontano il momento in cui toccherà a te.
Ed è così che l’immagine di un passaggio senza ritorno sul palcoscenico della vita, che prima riguardava solo gli altri, si trasforma con gli anni nella consapevolezza che tra gli attori sul palcoscenico ci sei anche tu, magari in prima fila.

 

Andrea questa consapevolezza ce l’aveva da tempo. Un po', forse, faceva parte della sua Natura, un po' avevano contribuito a rafforzarla i fatti della vita e, in particolare, la convivenza con la malattia che per anni ha giocato con lui un tragico nascondino. Era forse questa la radice da cui scaturiva quell’espressione disincantata, quel sorriso talvolta un po' amaro che accompagnava la sua ironia sempre presente e spesso corrosiva, ma mai scontata. Era questo il suo stile, quello con il quale ha sempre affrontato il suo lavoro e i doveri del suo ufficio di Docente e di Ricercatore.

 

I ricordi vanno per immagini e la prima immagine che ho di Andrea risale agli anni dell’Università: siamo stati compagni di corso e abbiamo condiviso la condizione di studente di Ingegneria, emblematica, tra gli studenti Pisani di allora, di grande durezza e impegno totale. Lo rivedo sull’autobus una mattina dell’inverno del “79, in un incontro casuale, mentre gli racconto che in Dipartimento stanno cercando qualcuno per una tesi in un campo del tutto nuovo che si chiama Bioingegneria e lui mi ascolta interessato. Qualche settimana dopo apprendo che quella tesi l’ha presa.

 

Dopo la Laurea Andrea partecipa al primo storico ciclo del Dottorato di Ricerca, quindi, dopo una parentesi lavorativa in azienda, lui alla Withehead io in Italsiel, ci ritroviamo per un periodo ricercatori insieme: io dell’Ateneo, lui della Scuola S.Anna. Poi sempre insieme, Associati dal 92 e Ordinari dal 2000.

 

Alla sua collaborazione con Alessandro Diligenti, che risale ai tempi del Dottorato, si deve la nascita del gruppo di ricerca in tecnologie microelettroniche, disciplina nella quale ha sempre svolto la sua attività scientifica che, in seguito, si è specializzata nel settore emergente dei microsistemi e dei sensori. Il gruppo, tra i pochi del settore nel panorama nazionale, è molto cresciuto da allora acquisendo prestigio e riconoscimenti a livello internazionale.

 

Intenso e continuo è stato il suo impegno in campo didattico e la sua attenzione alle esigenze degli studenti con la pubblicazione di dispense e libri di testo sempre aggiornati e molto curati. E’ stato Presidente del Dottorato di Ricerca in Ingegneria dell’Informazione, del Consiglio di Corso di Laurea Specialistica in Elettronica e, dal 2017, del Consiglio di Corso di Studi in Ingegneria Elettronica. Ha dovuto lasciare il suo ultimo incarico, pochi mesi fa, per l’aggravarsi della malattia contro la quale a lungo ha combattuto ma che non ha mai scalfito il suo attaccamento al dovere e il suo spirito di servizio.

 

E’ uso concludere il ricordo di chi non c’è più con una riflessione personale o una citazione autorevole. Andrea rifuggiva dalla retorica e aveva una visione rigorosamente laica. Questo non facilita la ricerca delle parole giuste che siano ad un tempo adeguate alla circostanza e rispettose della sua visione, senza rimanere prigionieri del nichilismo. Mi affido allora a un Grande che a lui sarebbe certamente piaciuto visto che sulla base delle sue teorie poggiano le fondamenta del corso di Elettronica dello Stato Solido che Andrea aveva fortemente voluto e del quale era titolare. Sto parlando di uno dei padri della Meccanica Quantistica: Ervin Schroedinger.

 

Se è vero che i Grandi fisici sono anche un po' dei mistici in questo forse Schroedinger è il più grande di tutti. Meglio di ogni altro egli è l’esempio di come, in una Mente veramente grande, l’attenzione al trascendente possa convivere col più penetrante e onnipervasivo rigore logico e scientifico. Lasciamo quindi a Schroedinger, che certamente lo può fare molto meglio di me, il compito di concludere queste riflessioni ora che il cammino di Andrea si è concluso e il suo ricordo si è cristallizzato in un’ultima immagine che rimane il tramite per il quale a quel ricordo possiamo connetterci.

 

Scrive Schroedinger [tratto dal ciclo di conferenze dal titolo “ La Natura e i Greci”]:

Non apparteniamo a questo mondo materiale che la scienza costruisce per noi. Non ci siamo dentro; siamo fuori. Siamo solo spettatori. Il motivo per cui crediamo di esserci dentro, di appartenere all’immagine, è che i nostri corpi sono nell’immagine. I nostri corpi appartengono ad essa. Non solo il mio corpo, ma quelli dei miei amici e di tutte le altre persone e animali. E questo è il mio unico mezzo per comunicare con loro”.