Lo studio, condotto in collaborazione con l'Università di Manchester, riguarda le applicazioni di materiali bidimensionali, come il grafene, nel campo dell'elettronica per la costruzione di circuiti elettronici contenuti per esempio nei nostri computer e smartphone, e che in futuro potranno essere stampati su supporti flessibili come la car ta. "Grazie alla collaborazione con l'Università di Manchester, che nel 2010 è stata insignita del premio Nobel per le ricerche sul grafene - spiega Fiori - possediamo degli inchiostri ricavati da questo materiale del tutto simili agli inchiostri delle nostre stampanti, ma con proprietà elettroniche eccellenti. Questa tecnologia può aprire la porta a innumerevoli applicazioni, che vanno da etichette intelligenti per l'industria 4.0 a dispositivi biomedicali per l'analisi dei segnali biometrici, a metodi smart anti contraffazione, giusto per citarne alcune". Ma quanto tempo occorrerà per rendere tutto questo reale e realizzabile? "La nostra è una ricerca di base - specifica Fiori - ma in quanto scienziati siamo chiamati a sognare e ipotizzare scenari futuri in cui i nostri studi trovino un'applicazione concreta: i finanziamenti che vengono dall'Europa ci aiutano proprio in questo e siamo sicuri che questa rivoluzione sia vicina".
Intanto giovedì 6 aprile, all'Università di Pisa, parteciperanno molti studiosi per una giornata dedicata all'FP9, il Programma Quadro europeo per la Ricerca e l'Innovazione
che dal 2021 subentrerà a Horizon 2020. Rappresentanti del mondo della politica, della ricerca e delle imprese saranno chiamati a confrontarsi sul ruolo della ricerca di base per lo sviluppo delle società e delle economie dei Paesi europei. L'incontro, voluto e organizzato dall'ateneo, sarà anche l'occasione per mostrare il sistema toscano della ricerca che, come nel caso di Gianluca Fiori, è riuscito ad attrarre importanti finanziamenti dall'Europa.