Autonomia Digitale Europea: al via il progetto DARE

08 Marzo 2025
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svolgerà un ruolo fondamentale nell’autonomia digitale europea in High-Performance Computing (HPC) e Artificial Intelligence (AI), offrendo innovazione, efficienza e sicurezza sia per la ricerca che per l'industria.

Ha preso il via il progetto europeo DARE (Digital Autonomy with RISC-V in Europe), che punta a rafforzare la sovranità tecnologica dell'Europa in High-Performance Computing (HPC) e Artificial Intelligence (AI). Supportato dall'EuroHPC Joint Undertaking e coordinato dal Barcelona Supercomputing Center (BSC-CNS), DARE unisce 38 partner leader da tutta Europa per sviluppare processori e sistemi di elaborazione europei di prossima generazione, tra cui un ecosistema software ottimizzato, progettato per applicazioni di ricerca e industriali.

Per l’Italia fanno parte di DARE l’ICSC – Centro Nazionale di Ricerca in HPC, Big Data e Quantum Computing, che coordina un consorzio formato da Università di Pisa, Torino, Sapienza di Roma, Politecnici di Torino e Milano, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), oltre a CINECA, Università di Bologna, AXE-IT ed E4.

L’ecosistema della ricerca italiana in ambito HPC”, afferma Marco Aldinucci, Centro Nazionale ICSC “ha le competenze necessarie per avere un ruolo importante in DARE. Sono competenze rare in Europa, che vanno dalla progettazione di strumenti di programmazione (librerie, workflow, compilatori, sistemi di monitoraggio dell’energia), alla progettazione e la verifica dell’hardware e dei protocolli di rete fra chip, alle applicazioni che sono diventate punti di riferimento per l’area HPC, come QuantumEspresso.  Queste competenze, distribuite in diverse Università ed enti di ricerca, raggiungono insieme alla fondazione ICSC la massa critica necessaria per partecipare ad un progetto di grandi dimensioni come DARE.”

Con un budget nella prima fase triennale  di 240 milioni di euro, DARE mira a costruire processori innovativi ad alte prestazioni ed efficienza energetica progettati e sviluppati in Europa e ottimizzati per HPC e AI. L'iniziativa è una risposta diretta all'esigenza strategica dell'Europa di sovranità digitale, garantendo che il continente abbia il pieno controllo sulla sua infrastruttura informatica critica. Entro la fine della sua prima fase, DARE getterà le basi per il primo sistema HPC completamente europeo in Europa, aprendo la strada alle future generazioni di supercomputer progettati, costruiti e ottimizzati in Europa.

Per raggiungere un tale obiettivo, i partner del progetto opereranno in maniera coordinata sfruttando come base per le loro attività di ricerca e sviluppo open standard di architetture hardware già disponibili, come RISC-V, e le più avanzate tecnologie per la creazione di microprocessori denominati chiplet, capaci di integrare nello stesso substrato i diversi sistemi coinvolti nella computazione, al fine di creare prodotti interamente europei che alimenteranno i futuri supercomputer.

L’Ateneo Pisano partecipa al progetto con il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (Sergio Saponara e Daniele Rossi) e il Dipartimento di Informatica (Massimo Torquati), con il compito di progettare e sviluppare soluzioni di rilevazione e gestione di errori per applicazione in contesti critici, con lo scopo di aumentare la resilienza dei sistemi informatici.

“Condizioni ambientali critiche o imprevedibili - spiega Sergio Saponara, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione - possono compromettere le prestazioni di sistemi  che operano in ambienti reali in diversi campi, come robotica, automotive e applicazioni spaziali. Stiamo lavorando alla messa a punto di soluzioni di rilevazione e di gestione di errori che garantiscano affidabilità, efficienza e proseguimento del servizio. In aprile, a una conferenza organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea (https://indico.esa.int/event/562/), presenteremo i primi risultati delle nostre ricerche, il modulo ENGAGE-V, una soluzione integrabile in vari sistemi spaziali in grado di registrare e segnalare errori, migliorando la resilienza e la tolleranza ai guasti del sistema nell'affrontare le sfide poste dalle radiazioni cosmiche, eventi di particelle solari e temperature estreme. Il lavoro per architetture resilienti e in grado di operare in contesti critici in operazioni come il monitoraggio ambientale è una delle linee di ricerca principali del laboratorio FoReLab del Dipartimento, dedicato alle tecnologie per industrie e sistemi 5.0”.